martedì 8 maggio 2012

Carnevale in Piazza Vittorio Veneto


Ricordi di bambino
Carnevale in Piazza Vittorio Veneto

Uno dei ricordi più belli che conservo di quando ero bambino è il periodo del carnevale. Non ero un bambino particolarmente “appassionato” delle giostre o dei baracconi, ma il nonno Guido, sapeva attrarmi con tutta una serie di attenzioni che ne facevano dei giorni allettanti.
Occorre sapere che al tempo risiedevamo (io, la mia famiglia ed i nonni paterni a Torino) e che quindi il divertimento più atteso erano le giostre in Piazza Vittorio Veneto.


Il giovedì grasso quindi, il nonno ed io - accuratamente mascherato - prendevamo il tram in Via Strabella a pochi passi da casa in Corso Grosseto. Non ricordo il numero della linea, ma ricordo chiaramente che era di colore verde scuro, e che poche erano le reclame appese alle fiancate. Allora si entrava esclusivamente dalle porte posteriori, e ci si ritrovava immediatamente davanti alla postazione fissa del bigliettaio, che dopo aver valutato la mia altezza sulla base di un riferimento metrico standard, consegnava i biglietti al nonno. Il nonno, allora ancora in forze e pieno di entusiasmo, raramente si sedeva, preferendo lasciare il posto alle persone più anziane ed alle donne. Restando in piedi al mio fianco, mi indicava con il dito, vie e monumenti durante il percorso. Ricordo che aveva memoria di ogni via, ogni angolo ed ogni svolta della città, e che avrebbe potuto arrivare ovunque anche ad occhi chiusi, contando le fermate del mezzo!
Dopo innumerevoli semafori e fermate comunque, si giungeva il Piazza Castello, dove si scendeva dal tram all’ombra di Palazzo Madama, e imboccati i portici di Via Po, si proseguiva a piedi fino alla meta.
Ai miei occhi di piccino, le arcate pedonali di questa via, apparivano immense, e la moltitudine delle persone che si muoveva in ogni senso mi inducevano a stringere forte la mano del nonno. Il rumore delle auto in strada e dei tram che sferragliavano, diventava più forte ogni volta che si giungeva ad una traversa, dove la gente si diradava per un attimo davanti a noi in attesa di attraversare, fino a quando davanti a nostri occhi si apriva quasi all’improvviso lo spazio davvero immenso di Piazza Vittorio Veneto.
Questa piazza, che è stata solo recentemente lastricata diventando una delle più belle piazze d’Europa, già allora, era un gioiello di uniformità architettonica. Appariva in terra battuta, completamente invasa. Ieri come oggi, guardando verso sinistra, si poteva vedere la parte finale della guglia della Mole Antonelliana svettare oltre i tetti dei palazzi. L’allegria contagiante delle giostre in movimento e dei moltissimi bambini in maschera contribuivano a fare del giovedì grasso un giorno davvero speciale.
Ancora oggi, quando mi trovo a passeggiarci con la mia famiglia mi sembra si sentire, come allora, i suoni ed i profumi tornando per un istante bambino.
Non ricordo che il cattivo tempo (atmosferico) ci abbia mai gustata questa festa, così come non posso dimenticare l’allegria contagiante del nonno, che viveva sicuramente quella giornata sulle ali di altri ricordi della sua gioventù.
Per il nonno infatti, le giostre ed i baracconi, erano un valore “sacro”, ma più ancora rappresentavano l’opportunità, di incrementare la sua dieta di goloso con qualche ulteriore leccornia.
Piazza Vittorio quindi, era soprattutto la possibilità di mangiare ancora caldo e fumante uno squisito “crafen” fritto nell’olio bollente ricoperto di zucchero, assaggiare lo zucchero filato, e sgranocchiare le noccioline caramellate. E poi avanti tra la giostra con i cavallini che dondolavano, il trenino, gli aeroplani che facevano “ratttata tatta ta….” E ancora il castello incantato, e il banco dei pegni dove si rimediava il l’immancabile peluche. La pesca del pesciolino rosso dentro le bocce di vetro… meriterebbe un racconto a parte, ma quando tutto era stato visto e provato, restava la strada di ritorno. Si riprendeva alla rovescia la Via Po, facendo quasi subito sosta presso una delle diverse pasticcerie presenti. L’obiettivo era la famosa meringa con la panna montata. Naturalmente la mangiava con gusto anche il nonno, che provvedeva inoltre, ad acquistare qualche altra cosetta da portare come souvenir alla nonna Rita, che poco entusiasta di queste “spedizioni” attendeva tranquilla a casa il nostro ritorno.
Ripreso il Tram, la stanchezza si faceva sentire, ed anche il nonno accettava di sedersi al primo posto libero, per prendermi sulle ginocchia. Il percorso verso casa, diventava così un’opportunità ulteriore per raccontare qualche aneddoto o qualche fatto divertente, fino all’arrivo.

Di queste giornate meravigliose, ho tantissimi ricordi, ma ciò che più mi piace ricordare era la spensieratezza e l’aria felice e contenta del nonno.
Davvero una persona speciale!

Alberto Conterio