giovedì 23 dicembre 2010

Buon Natale a tutti !

Buon Natale a tutti…

Purtroppo dobbiamo rinunciare al falò perché il terreno intriso dell’acqua di questi giorni è un pantano e perché il “covone” di fascine preparato nei giorni scorsi, non andrebbe a fuoco neppure usando della benzina.
Del resto siamo Biellesi, …la benzina costa carissima, ed allora rimandiamo a primavera !


Buon Natale a tutti, e che il prossimo anno possa essere non solo migliore ma soprattutto più sereno !!!

Albero Conterio - 23.12.2010

venerdì 17 dicembre 2010

E' arrivata la neve !!!!!!!

Oggi 17 dicembre 2010 è giunta inaspettata la seconda nevicata della stagione.
Dopo una settimana all’insegna del tempo secco e freddissimo, rallegrato da un cielo terso e da un sole magnifico, stamane ha iniziato a nevicare intorno alle 08.00. Per fortuna la neve ha cominciato a rallentare la sua caduta dopo pranzo, quando ormai si era depositata una coltre di circa 10 - 15 cm.
Il panorama è stupendo come sempre !



lunedì 13 dicembre 2010

Salvaguardia dell’ambiente e protezione abitato

Salvaguardia dell’ambiente e protezione abitato

Nel pomeriggio di domenica 12 dicembre, facendo una passeggiata dopo pranzo, per fruttare l’ultimo sole di una magnifica giornata, ho voluto fare un sopraluogo alle opere - davvero notevoli – di protezione all’abitato della nostra Frazione.
Sulle poco estetiche reti non avrei nulla da obiettare, con gli altri residenti (vicini di casa) stiamo inoltre provvedendo a facilitare la crescita della vegetazione rampicante naturale necessaria a nasconderle un pochino alla vista per migliorare l’impatto visivo, mentre per quanto riguarda i terrapieni e i canali di scolo delle acque posti alle spalle della nostra chiesetta, il sopraluogo non mi hanno fatto cambiare idea al riguardo, dubbi che confermano quanto avevo potuto intuire già l’anno passato quando ero già stato a far visita ad esse durante le fasi finali di costruzione.


Ciò che mi convince poco, e che alle spalle di questi terrapieni, che gravano con il loro peso sul terreno che conosciamo, vi sono canali di scolo, che richiedono una manutenzione continua perché risultino in ogni stagione liberi da foglie, rami e detriti vari per essere efficienti. A distanza di un anno circa dalla conclusione dei lavori, lo stato di “abbandono” è già visibile. Conoscendo poi, le famose disponibilità finanziarie del nostro popolarissimo comune, non c’è la minima speranza che queste manutenzioni vengano svolte almeno una volta ogni 12 mesi. La stagione propizia ad esse, potrebbe essere proprio l’attuale, per sgomberare soprattutto le foglie cadute in autunno preparando i canali alla inevitabile acqua che verrà giù in primavera (come sempre) !
Chi ha fatto il progetto, chi l’ha approvato e finanziato, hanno valutato questa non secondaria necessità (vita natural durante) dell’opera ? Posso avere il dubbio che ciò sia stato fatto ?
Altra cosa, e qui non sono sicuramente all’altezza di chi ha fatto il progetto ed eseguito l’opera, ma… è possibile che 100 è più metri di canale di scolo nuovo, messo in opera in cemento e pietre, per convogliare le notevoli quantità d’acqua che sappiamo possono presentarsi ad ogni stagione dopo due o tre giorni di pioggia continua (un fatto per nulla eccezionale dalle nostre parti), possa alla fine del suo percorso immettersi tranquillamente sul ruscello di scarico già esistente posto di fianco alla chiesetta senza che questo sia stato approfondito, ri arginato o comunque accomodato per accogliere una quantità d’acqua sicuramente superiore a quella per il quale era stato previsto e costruito un secolo fa ?
Questo dubbio insieme a quella che personalmente considero una evidente strozzatura del canale che si immette a forza nel nuovo sifone costruito, prima di sfociare nel ruscello su indicato, sono secondo me dei punti deboli di tutta questa opera.
Altra cosa, che esula dall’opera in se, ma che è legata ai lavori compiuti intorno all’abitato : parliamo sempre di salvaguardia dell’ambiente, del rispetto della natura ed altre cose simili…
Ma possibile che siano stati abbandonati ovunque resti di cantiere (assi d’armatura, e filo di ferro ovunque), bottiglie di plastica (degli operai che lavoravano), detriti di lavorazione (cemento in più sversato a caso) ?
Nessuno s’è accorto dei danni consistenti alle mulattiere ed ai muretti a secco, non ripristinati, e che nessuno provvederà più a rimettere in ordine ?

E’ stata effettuata una verifica da personale della nostra amministrazione comunale al termine dei lavori per verificare queste cose così come la buona esecuzione dei lavori medesimi ?
Sono tutte domande che ognuno di noi può porsi e che il Comune interessato dovrebbe essersi posto. Nel caso l’avesse fatto quindi, a distanza di un anno dal termine dei lavori, avrebbe dovuto porre rimedio… penso.
Da parte mia, ho raccolto delle fotografie e stilerò una relazione che ho intenzione di consegnare a brevi mano a persone che siedono in consiglio comunale perché si giunga almeno ad una presa di coscienza di queste cose e di questi dubbi. Ritengo che sia un mio dovere di residente responsabile.

Alberto Conterio - 13.12.2010 

sabato 11 dicembre 2010

I Grandi addobbi per una piccola Frazione

Natale a Balma

Quest’anno, gli addobbi natalizi a Balma si fanno notare di certo !

Nuovo stellone sulla nostra chiesetta, completamente rivisto nella illuminazione, più visibile e chiaramente più economico nella gestione con ricaduta sulla salvaguardia ambientale. 


Presepio presso la fontana, perché anche ci passa sfrecciando in auto, possa accorgersi che ci siamo anche noi, e ci teniamo a farci ammirare.


La speranza e che qualche “turista per caso” noti il nostro lavoro, parlando bene di noi al mondo.

Questi lavori comuni, si aggiungono agli addobbi dei privati, che sono numerosi, dando alla nostra Frazione l’aria delle feste grandi.
Se il tempo lo permette, invito tutti al falò, la notte di Natale, per un brindisi comune.
Appuntamento al 25 dicembre quindi, ore 23.45 sul prato alle spalle della nostra fontana !

Vi aspetto numerosi !

Ciao

domenica 5 dicembre 2010

L'epilogo sulla commemorazione a Cicero Tommaso

Venerdì 19 novembre, è stato pubblicato un articolo su "il Beillese" a firma Paola Avvenengo sulla vicenda di Cicero Tommaso e della commemorazione da me tentata in data 2 ottobre, ma poi non effettuata per "disguidi".
La giornalista, contattatndomi il sabato precedente il giorno della pubblicazione, aveva avuto da me asciutti riferimenti per l'evidente stanchezza mia, provata sull'argomento. La ringrazio comunque per l'interessamento dimostrato !

Le stesse domande però, deve averle poste anche al nostro Sindaco Giovanni Machetti, che ha dato le risposte che poteva dare. Mi spiace però che sia stato lui a dover dare delle scuse, quando invece in consiglio comunale del 15 settembre 2010, era evidentissimo che le "forze" contrarie a questa commemorazione erano ben più ampie e ostili.
Anche la parte finale dell'articolo del 19 novembre : "Voglio sottolineare però che sarà una manifestazione non a sfondo politico in quanto la democrazia a mio avviso significa confronto e va al di la di qualsiasi schieramento e sistema. Le commemorazioni sono di tutti e per tutti" mi lasciano l'amaro in bocca !
Nelle mie comunicazioni al Sindaco e durante l'incontro che abbiamo avuto a quattr'occhi, la settimana prima del consiglio comunale, ho mai manifestato la volontà di escludere qualcuno dalle commemorazioni ?
Ho forse insistito perchè alla manifestazione vi fossero solo le bandiere della CGIL o della Lega Nord ?
Cosa ci azzecca la "democrazia" in tutto ciò ? E' forse all'interno della sua giunta comunale, che il nostro Sig. Sindaco deve guardare parlando di democrazia, perchè certe battute, certi luoghi comuni, così come i silenzi dovuti sopportare da me ospite in consiglio, sono poco democratici... questo si.
Del resto la nostra democrazia è zoppa dal giugno '46, e non è certo inciampata a Quittengo !

"Chi controlla il passato, controlla il presente" Gerge Orwel

venerdì 26 novembre 2010

Regina Elena, una donna da ricordare

E' mia intenzione oggi ricordare la Regina Elena.
Domenica 28 novembre, infatti ricorre l'anniversario della sua morte. Donna tenace, caritatevole e sempre al servizio del suo popolo, è stata onorata di uno splendido monumento nel 1960 (in piena repubblica quindi) a Messina, città devastata dal terremoto del 1908.


La lapide commemorativa


Il monumento (con l'amico Carmine Passalacqua in visita)

Il mio augurio, è che anche in Piemonte, magari nella nostra piccola provincia, si riesca un giorno a dedicare una piazza, una via o un viale a questa straordinaria Sovrana, ricordata da tutti...
Siamo sempre a caccia di un esempio valido, e quando l'abbiamo sotto mano lo ignoriamo !


La figura di Elena è così grande, che colpì anche l'immaginario di molti scrittori, come Antonio Fogazzaro, Luigi Capuana e Bersezio.
Ada Negri l’ha ricordata ne “L'anello d'acciaio”, mentre il musicista Giacomo Puccini dedicò alla Regina Elena "Madama Butterfly".
Poeti come Giovanni Pascoli, Gabriele d’Annunzio e Diego Calcagno hanno cantato le sue Lodi.

Con alcuni versi di quest’ultimo, la vogliamo ricordare oggi con rispetto e gratitudine :

“ (…)Tutto è finito.
Come nella vita fosti discreta, silenziosa e assorta
così, Regina mia, Tu sei partita e così, nell'esilio, Tu sei morta.
Il passato che odora di cedrina oramai vibra dell'amor per Te...
Ma se si vive male senza il Re, come si vive senza la Regina? ".

Alberto Conterio - 26.11.2010

martedì 9 novembre 2010

Strano traffico sulla provinciale...

Strano traffico sulla provinciale…

Una delle sere passate, portando al punto di raccolta, il sacchetto quotidiano dell’immondizia, mi sono imbattuto in una grossa volpe. Guardando verso i monti per attraversare la strada, ho visto nell’oscurità, appena diradata dalle scarse luci pubbliche presenti, ciò che a prima occhiata ho giudicato un cane di media taglia. È bastato poco però per rendermi conto, che l’animale fermo furtivamente in mezzo alla strada all’altezza della nostra fontana, al centro dell’abitato, non era un cane, ma una grossa volpe. La sua grossa coda infatti non poteva lasciare dubbi in merito.


Una mezza voce per attirare la sua attenzione è bastata per farla scomparire in fretta, inghiottita dalla vegetazione.
Non era certo la prima volta che nei paraggi abbiamo potuto vedere una volpe, ma di solito questi avvistamenti si intensificano sul finire dell’inverno, quando la fame costringe le volpi ad essere meno prudenti e ad avvicinarsi agli abitati per trovare qualche cosa da mettere sotto ai denti.
La poca popolazione residente ed il traffico scarsissimo sulla provinciale evidentemente portano questi animali a occupare porzioni di territorio sempre più estesi, sovrapponendosi ormai quotidianamente sugli spazi controllati dall’uomo.
Sono esperienze che a Torino non ho mai potuto fare quando ero piccino, e che sono contento di poter offrire ai miei figli.

La volpe rossa comune

La volpe

La volpe rossa comune (Vulpes vulpes) è diffusa in tutto l'emisfero nord del pianeta ad eccezione delle zone desertiche degli Stati Uniti e del Messico e nel Sahara. In Italia è presente in tutte le regioni anche se è poco comune nella pianura padana a causa dell'antropizzazione del territorio. Nella maggior parte delle zone rappresenta l'unico mammifero carnivoro di medie dimensioni ancora presente allo stato selvaggio. Spesso è presente anche nelle periferie delle grosse città, soprattutto se sono presenti delle grosse aree verdi o parchi pubblici di grandi dimensioni.


Canide di medie dimensioni (misura in lunghezza da 65 a75 cm). Ha il muso lungo e affusolato, le orecchie dritte, appuntite e nere nella parte posteriore e le zampe corte. La coda è lunga (da 35 a 45 cm) e molto folta solitamente con la punta bianca. Presenta una grande variabilità sia individuale sia geografica. Il manto, per esempio, è generalmente di un ricco rosso scuro anche se varia da un individuo all'altro, sia da una zona all'altra. Generalmente il dorso va dal bruno rossiccio al grigio con i fianchi più chiari. La regione ventrale è bianco-grigia. Di norma in inverno è di colore più scuro che in estate. Il mantello è formato da peli lunghi, come ad esempio quelli della coda che arrivano a 87 mm.

E' il carnivoro selvatico più diffuso e con più vasta zona di distribuzione. Può prosperare negli habitat più svariati (dal livello del mare fino a 3200 m): vive principalmente nei boschi, ma si può rinvenire anche in brughiere aperte, in montagna e nelle campagne coltivate. La volpe è un animale notturno, ma dove vive indisturbata è attiva anche con la luce del sole. Durante il giorno si ripara sotto i cespugli, in piccoli fossi, nelle tane scavate da lei stessa o in tane di tasso e di istrice abbandonate, in città può nascondersi nei giardini o tra il materiale di scarto.

Si nutre di lepri, conigli, roditori, ricci, mentre tende ad escludere i toporagni e  le talpe. Mangia insetti, uccelli, uova, lombrichi, carogne e rifiuti. In estate e in autunno integra la sua dieta con frutta e bacche. Le sue esigenze alimentari sono di circa 500 gr. di cibo al giorno.

Normalmente forma gruppi familiari composti da un maschio e varie femmine (fino a 6) con i loro piccoli. Tra le femmine esiste un sistema gerarchico che limita la capacità riproduttiva a quelle più potenti nella scala gerarchica. Quando in un gruppo partorisce più di una femmina l'allattamento avviene in forma comunitaria. I giovani di solito 4 o 5, nascono nella tarda primavera. Sono attivi e svezzati dopo circa sei settimane, ma stanno con la madre sino all'autunno.


Il principale nemico della volpe è stato e resta tutt’ora l'uomo, che la perseguita fin dalla più remota antichità. La caccia alla volpe ancora praticata in Gran Bretagna ad esempio, lo era anche in Italia perché questo animale era considerato dannoso per l'economia prettamente rurale del tempo.
La Volpe infatti è particolarmente abile a penetrare nei pollai. Per questa sua dote, viene considerata fin dai tempi più antichi l'incarnazione della furbizia.
Oggi comunque l’uomo rappresenta un pericolo per la volpe in funzione dell'antropizzazione causata al territorio che la ospita.

venerdì 29 ottobre 2010

Caldarroste perfette !


Caldarroste :
c’è sempre da imparare !

Chi mi conosce sa che sono ghiottissimo di castagne. Per me la castagna resta un sogno per 11 mesi l’anno, e quando i frutti cominciano a cadere dagli alberi a metà ottobre… comincia la festa.
Mi piacciono cotte in ogni modo, ma la caldarrosta resta la “regina”.
Una buona caldarrosta ha bisogno di una fiamma vivace, di una pentola forata con il manico della giusta lunghezza e di un braccio che non si stufi di far saltare le castagne per tutto il tempo che queste restano sul fuoco, in modo da ottenere frutti cotti a puntino senza che si carbonizzino !


Quando abitavo a Torino, in un classico appartamento di condominio, il fuoco libero in cucina non era certo consigliabile per la sicurezza, e ci si arrangiava alla meno peggio con una bistecchiera chiusa appoggiata sulla fiamma del Gas. Qui a Balma, la limitazione è data esclusivamente dal tempo. Tempo libero o naturalmente dal tempo meteorologico, non sempre permissivo della nostra terra. Così occorre sfruttare ogni momento propizio del fine settimana tra una pioggia e l’altra.
Una volta di più - devo dire - ci viene in aiuto la nostra cara, vecchia e tanto bistrattata Unità d’Italia, la Patria insomma, che riunendo in essa molte tradizioni e molte esperienze, anche le più stravaganti ci indica per le caldarroste, una soluzione “ognitempo”.
Una delle sere passate, mentre assistevo al Tg1 delle 20.00 infatti, mi è capitato di ascoltare un servizio giornalistico sulla frutta di stagione, il suo costo, e le solite raccomandazione degli immancabili “esperti”.  In esso il giornalista con la sua telecamera al seguito si inoltrava in un mercatino rionale di Roma. Si proprio di Roma capitale, e tra la frutta ben esposta nelle bancarelle si arriva ad inquadrare delle belle castagne di stagione. Non stiamo a scrivere del prezzo - simile a quello praticato nelle gioiellerie la settimana prima di San Valentino - ma siamo rimasti colpiti dalla breve intervista successiva ad una signora, che, acquistando sul momento delle castagne, dava al giornalista un consiglio pratico per trasformarle in breve tempo e con estrema praticità in perfette caldarroste !
In sostanza si tratta di incidere le castagne come siamo abituati a fare normalmente, stenderle su una teglia da forno con un goccino d’acqua sul fondo (qualche cucchiaio da minestra) infilare in un forno ventilato a 200 gradi per il tempo necessario… stop. Il gioco è fatto !
Chiaramente il tempo dipende dalla grandezza media dei frutti, ovvio, …ma il risultato è perfetto davvero, in quanto la sera successiva ho fatto con pieno successo, il mio “esperimento”. 20 minuti in tutto !!!
Ora, anche nelle immancabili giornate piovose dei nostri fine settimana o la sera durante i giorni feriali, possiamo allietarci il tempo con delle caldarroste gustosissime.
Provare per credere. Grazie Roma !!!

29 ottobre 2010 - Alberto Conterio